Risalendo la piana di Castelluccio fino a Monte Argentella e a Sasso Borghese


Il Monte Argentella era in agenda da un pò di tempo e quindi approfittiamo di una bella giornata di sole infrasettimanale per marinare l’ufficio e andare in montagna. La squadra è più o meno quella dei giorni feriali e cioè Giacomo, Stefano ed il sottoscritto tutti a caccia di qualche altra vetta oltre i duemila da aggiungere alla lista o da “ripassare” nella prospettiva delle diverse stagioni. E così decidiamo di fare un giro a pseudo anello che possa toccare anche il Palazzo Borghese ed il relativo “Sasso” in versione innevata. La partenza è dalla strada subito sotto a Castelluccio e già solo l’avvicinamento in auto ripaga del viaggio appena fatto: il piano Grande, sgombro dalla neve, si presenta già affascinante con i campi arati, ed i piccoli appezzamenti di diverse fattezze sono tali e tanti da creare un immenso patchwork di colori dal verde al marrone. L’avvio all’escursione è a passo lento, molto lento, tra tante chiacchiere e sguardi attenti a cogliere le prime lame di luce quando il sole spunterà improvviso da dietro la scura mole del Redentore che tutto bianco appare ancora più imponente di quanto in effetti sia. La strada che sale alla Capanna Ghezzi è all’inizio in piano e qua e là resistono ancora delle evanescenti lingue di neve da cui spuntano miriadi di crochi, segno dell’ormai irreversibile cambio di stagione che ancora una volta accenderà i colori di questo vastissimo altopiano e non è da escludere dalle considerazioni dei tre montanari che tra non molto ci troveremo di nuovo da queste parti per poter ammirare la “fiorita” dall’alto delle vette. La sterrata sale per alcuni chilometri sinuosa, incassata in piccole valli e pianori e senza accorgersene si prendono un paio di centinaia di metri di quota sino a raggiungere la Capanna Ghezzi, meta popolare sia di facili passeggiate che base di partenza per ben più impegnative escursioni su questa parte dei Monti Sibillini .. in ogni caso i bracieri e le fornacelle riparate alla meno peggio sotto lo sporto del tetto testimoniano un comune “dna” mangereccio degli avventori di questo rifugio. La neve sui 1.600 comincia ad essere più alta e compatta ed il sentiero ben presto scompare anche se tra ometti e paline ci si porta senza alcuna indecisione sino al Colle Albieri da cui si può godere un gran bel panorama sul Piano Grande e sull’infilata di cime e canaloni che solcano l’ampio e scosceso paretone occidentale del Redentore. Davanti a noi c’è, o meglio ci sarebbe, la “Strada Imperiale” ma oggi il camminamento è sepolto dalla neve e l’unica via intuibile che abbiamo di fronte è la linea retta che porta dal punto in cui siamo sino alla sella a sud del Palazzo Borghese, traversando un primo lungo tratto su di piano inclinato che andrà percorso con grande attenzione. Questa volta saggiamente calziamo subito i ramponi e la scelta si rivela azzeccata perché fin dai primi metri il fondo si mostra ghiacciato e la pendenza molto forte, oltretutto sotto di noi c’è un discreto dislivello e qualche roccia affiorante. La via è intuitiva, basta andare dritti verso nord prendendo progressivamente quota; si attraversa la parte sommitale del Canale di San Lorenzo dove si infilano tracce di sci che scendono direttamente dalla cima dell’Argentella lungo una via scialpinistica abbastanza frequentata; con un secondo traverso e poi risalendo lungo un altro ampio canalone ci portiamo attorno a quota 2.000 nei pressi della base del Palazzo Borghese dove finalmente il panorama si apre anche verso est e si inizia ad ammirare la parte più settentrionale della lunghissima cresta che scende dal Vettore per poi precipitare nella Valle dell’Aso. A quel punto ci separiamo e mentre i miei amici attaccano il “Palazzo” io me ne resto a fare qualche foto in giro e poi mi avvio al pianoro sotto al Sasso per studiare quale sia il punto più sicuro per salirci sopra. Il lato nord dove corre il sentiero estivo oggi non appare raccomandabile per la grande quantità di neve presente che però non sembra adeguatamente compatta, specie la parte superficiale venuta giù in questi ultimi giorni tra l’altro non molto freddi, e tale da sostenere e dare la presa ai ramponi. L’unica via abbordabile alla nostra portata sembra essere la salita diretta sul versante occidentale proprio sulla verticale della sella; sono una cinquantina di metri che affrontiamo in buona sicurezza aiutandoci ad arrampicare con le mani nella parte sommitale dove delle rocce spuntano fuori dalla neve; così in breve siamo su questa cima che seppur classificata come “secondaria” è decisamente molto panoramica e la cui salita oggi ci ha regalato anche un pò di adrenalina. Scesi di nuovo alla sella riprendiamo gli zaini e ci avviamo lungo l’ampia cresta che ci porterà sulla cima dell’Argentella, quota massima dell’escursione odierna. Anche lungo questo tratto ci fermiamo di sovente per guardarci attorno e fare un pò di fotografie, in particolare al Vettore che si presenta completamente e straordinariamente bianco, non una sola roccia affiora per chilometri, nulla se non una distesa di neve che scintilla al sole .. mi sa che non avevo mai visto una superficie innevata così ampia! I 2.200 metri dell’Argentella arrivano senza alcuno sforzo tra qualche sali scendi con lo sguardo puntato verso panorami sempre più ampi che si spingono fino al Mare Adriatico. Per la discesa è d’obbligo portarsi sino a Forca Viola da cui poi parte il sentiero che traversa lungamente il fianco occidentale dell’Argentella fino a raggiungere la Capanna Ghezzi; dato però l’innevamento il tracciato non è visibile ed allora optiamo per la discesa diretta lungo il canalone che scende proprio sotto al valico che, essendo bello intasato, si presta ad un vero e proprio rotolamento a valle tanto che in pochissimo tempo ne raggiungiamo il fondo dove ci imbattiamo in un bel fontanile che butta acqua in grande quantità. E’ un momento idilliaco e, complice il sole, la temperatura mite e l’acqua che scorre qua e là sul terreno, percorriamo nel massimo relax una lunga vallata (sulla carta indicata come Valle delle Fonti) che degrada lentamente sino a raggiungere i campi arati proprio al limitare del piano. Finita la discesa si imbocca una sterrata che in un chilometro circa ci riporta al punto di partenza. Che dire .. fatta nella mezza stagione questa escursione si è dimostrata veramente molto interessante e varia per i tanti ambienti attraversati tutti così diversi tra loro: dai prati verdi con i primi fiori a valle sino alle infinite distese di neve in quota .. con tutto quanto può esserci nel mezzo!! Dati dell’escursione proposta 16,8 chilometri 1.200 metri di dislivello complessivo inclusi i vari sali e scendi dalle cime.